Il Tempio della Dea
Associazione di Promozione Sociale e Centro Ricerche per la Partnership
Il Tempio della Dea
Associazione di Promozione Sociale e Centro Ricerche per la Partnership
Negli ultimi quarant’anni si è assistito a un incremento dell’interesse verso le antiche culture orientate alla partnership e al culto della Grande Dea Madre; ciò si riflette a livello sociale con una richiesta sempre maggiore di equilibrio tra i generi e della creazione di una spiritualità olistica, la quale includa la sacralizzazione del corpo e la presa di coscienza che la specificità dei generi non implica il dominio di una metà sull’altra, ma invita ad una co-creazione armoniosa nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze.
Ciò è stato reso possibile anche grazie all’opera di riscoperta e rieducazione di pioniere della ricerca, quali Marija Gimbutas e Riane Eisler, che hanno favorito un’opera di riscrittura della storia e della società, che passa attraverso una re-visione dell’esperienza umana e la decostruzione dei modelli di pensiero di matrice patriarcale, aprendo la strada all’elaborazione di nuovi modelli sociali, culturali, politici e spirituali.
Il ritorno ai valori di una società gilanica implica onorare il femminile e i relativi punti di riferimento nel sacro e nella vita quotidiana.
Tutto ciò si manifesta particolarmente in Europa e in America, proprio laddove le donne sono state maggiormente deprivate del loro potere e i loro valori usurpati e snaturati. I tentativi di riconnettersi al sentiero spirituale della Dea hanno oggi numerosi e importanti supporti, grazie anche all’opera di sperimentatrici come Kathy Jones ed altre sempre più numerose donne note e meno note, che hanno avuto il coraggio di strutturare percorsi possibili e percorribili da coloro che desiderano riconnettersi alla spiritualità e alla pratica quotidiana di valori matristici.
Le religioni patriarcali hanno fornito gli unici metodi ufficialmente riconosciuti per lo sviluppo spirituale; molte donne hanno tentato di adottare modelli maschili, snaturandosi, oppure hanno cercato di proporre sistemi alternativi senza essere comprese e finendo per essere considerate semplicemente delle voci scomode o fuori dagli schemi.
Molte pratiche patriarcali sono basate sulla negazione della realtà corporea e dell’essere umano, attraverso il celibato, l’ascetismo, la separazione forzata dall’esterno, la soppressione delle emozioni, l’inibizione e la punizione di una supposta “natura inferiore” a favore di un cosiddetto “più alto potere della mente e dello spirito”. Questi modelli separatisti innestano da secoli diffidenza e controllo nei rapporti tra donne e uomini, tra donne e donne, tra uomini e uomini, criteri utilizzati per condizionare sia le donne sia gli uomini, affinché si adattino a un sistema sociale basato su gerarchie sostenute dalla forza e dalla paura e le perpetuino sia in un microcosmo personale che in un macrocosmo sociale e spirituale.
La società incentrata sul dominio ha condizionato gli uomini a pensare in termini di predominio e controllo piuttosto che di affiliazione e di cura, valori conservati maggiormente dalle donne, e a considerare la supremazia parte integrante della mascolinità, o senso di sé; e ha condizionato le donne ad accettare remissività e sopraffazione, alimentando la diffidenza e l’inimicizia fra donne. Tali sistemi disumanizzano sia le donne sia gli uomini.
La ricerca di una sacralità perduta attraverso i secoli corrisponde alla riconnessione con le radici della partnership che ci appartengono, per risanare quanto fu brutalmente smembrato dalla dominanza: la fondamentale connessione fisica e insieme spirituale tra donne e uomini.
Non si tratta di un problema soltanto spirituale o sessuale, con il passaggio al modello della dominanza dell’organizzazione sociale e ideologica, la donna e l’uomo sono nettamente separati dall’energia creativa.
Pertanto, solo orientandoci verso un modo di vivere, pensare, amare, ritualizzare più femminile, gilanico, o sul modello della partnership, riusciremo a risanare la frattura. Una ri-sacralizzazione dei nostri corpi e dei nostri rapporti intimi è uno dei mattoni più importanti per la costruzione di una nuova spiritualità, al contempo immanente e trascendente.
La riscoperta e la creazione di una mitologia, che sacralizza i valori femminili e ci infonde il desiderio di trasformare noi stessi e le nostre società, porterà con sé nuovi criteri di azione. Un aspetto importante di questa trasformazione è quello di reinventare o rielaborare rituali per celebrare i riti di passaggio (i momenti cruciali dell’esistenza: nascita, morte, unioni, separazioni, ingresso nell’adolescenza, nell’età adulta, e così via) e valorizzare le azioni quotidiane di cura di sé e degli altri.
Grazie alla crescente riappropriazione della conoscenza delle antiche radici spirituali femminili da parte di Donne di Saggezza, grazie alla possibilità di studio, di espressione e approfondimento da parte di quelle donne che si sono riprese l’accesso alla parola detta, scritta e performata in rituali; con la formazione di numerose vie esperienziali, di pratica e di studio, che attualizzano pratiche sciamaniche e modelli sacerdotali, rielaborati sulla base della riscoperta degli antichi ordini sacerdotali femminili dediti al culto della Dea in tutte le sue espressioni.
Le nostre radici spirituali affondano nel sacro femminile, nell’onorare il potere di creazione e trasformazione delle forze naturali, della madre terra riconosciuta dalle nostre antenate, secondo tradizioni unitarie nel riferimento al potere creativo femminile e che ci vede tutte creatrici, madri, figlie, sorelle, capaci di esprimere amore in molte forme, e ci consente un‘identificazione e un riconoscimento con la nostra amata e potente Grande Dea.
Insieme alla ricostruzione della nostra identità, anche spirituale, ci riappropriamo inoltre degli strumenti, delle pratiche, dei rituali, dei modi di comunicare le nostre esperienze spirituali e materiali nel contesto sacro.
Queste vie, anche se sono fortemente caratterizzate al femminile, donano la possibilità anche agli uomini che desiderano ri-ascoltare la voce della Dea di accedere nuovamente al sacro femminile contenuto in loro stessi, fornendo la possibilità di riscrivere in prima persona nuovi modelli di vita e di spiritualità, anche specificatamente maschili, ma sostenibili da tutti gli esseri umani, e riconoscendo che cosa nei modelli della società patriarcale abbia castrato e snaturato, anche il maschile.
L’ispirazione portata dall’incontro con la Dea è continua, è un viaggio di scoperta in ognuna e ognuno di noi.
Da questi antichi e nuovi modelli reali possiamo partire per realizzare una società rinnovata e un modo di vivere la spiritualità e la ricerca più consapevole; particolarmente, fare esperienza diretta della dimensione rituale ci permette di strutturare modelli culturalmente attendibili e riconnessi ad antiche e nuove realtà. Non dobbiamo dimenticare che non è solamente una corretta ricerca accademica a donarci la garanzia di ripristinare modelli antichi funzionali, abbiamo anche l’esigenza di crearne altri nuovi e maggiormente fruibili nella realtà odierna. È attraverso la creazione e il vissuto di queste esperienze che le donne e gli uomini possono trasformarsi.
Un brillante esempio di percorso esperienziale e spirituale pienamente realizzato e ripetibile è proprio quello riscoperto e ricreato da Kathy Jones e dal Glastonbury Goddess Temple.
Nel 1992, con il suo primo libro Spinning the Wheel of Ana, a spiritual quest to find the British Primal Ancestors (Girando la Ruota di Britannia, una ricerca spirituale per ritrovare gli Antenati primordiali dell’Antica Britannia) Kathy Jones contribuisce alla riscoperta delle antiche radici protoeuropee delle popolazioni britanniche e dei loro rituali, ricostruisce la Ruota di Britannia, con la quale riconnette le manifestazioni del divino femminile alle stagioni, ai rispettivi rituali, celebrazioni, come anche al ciclo degli elementi naturali e agli animali totemici. La caratteristica della Ruota di Britannia, o Ruota di Ana, basata sulle tradizioni delle popolazioni Túatha Dé Danann, antenate protobritanniche, è la connessione non solo con i quattro elementi e le quattro direzioni ma bensì con otto direzioni connesse alle otto feste solari dell’anno ed alle rispettive manifestazioni divine, naturali, animali ed alla relativa ritualistica stagionale. Nel 2006 viene pubblicato il testo Priestess of Avalon, Priestess of the Goddess, a renewed spiritual path for the 21th century, (Sacerdotesse di Avalon, Sacerdotesse della Dea, un rinnovato sentiero spirituale per il ventunesimo secolo), che disegna il percorso di riconoscimento e riconnessione con la Dea, nello specifico con la Dea che appare all’interno della cultura dell’Antica Britannia, oggi riscoperta per essere attualizzata e fruita dagli esseri umani viventi nel nostro presente.
Il secondo passaggio nella diffusione della cultura matricentrica attuato da Kathy Jones, insieme alle donne e agli uomini che hanno contribuito a configurare questa realtà nel corso degli anni, è stata la realizzazione dell’annuale convegno e festival conosciuto come Goddess Conference (Festival della Dea), oggi giunto alla sua diciassettesima edizione. La Goddess Conference è un grande evento culturale e spirituale che permette di fruire di una profonda esperienza trasformativa e si svolge durante cinque giorni, solitamente la prima settimana di agosto, durante i quali gli ospiti possono partecipare a conferenze, seminari, workshop, mostre d’arte, spettacoli, concerti, ed anche partecipare a celebrazioni e rituali per sviluppare la conoscenza del sacro femminile e onorare le diverse manifestazioni della Dea.
Dal 1998 sono iniziati i seminari triennali di approfondimento della cultura e della spiritualità femminile dell’antica Britannia attualizzata da Kathy Jones e dal gruppo di ricercatrici che hanno dedicato la loro vita all’elaborazione ed alla diffusione della spiritualità avaloniana. Attraverso questo percorso le donne e gli uomini che rispondono alla chiamata interiore ed esteriore della Dea, e provengono da tutte le parti del mondo, possono dedicare la loro vita al servizio, applicando gli insegnamenti ricevuti nella loro vita quotidiana, ed essere riconosciute come sacerdotesse e sacerdoti, operanti nella comunità come mediatrici spirituali, guaritrici, insegnanti, educatrici e così via.
Nel 2001 viene coronato anche il progetto di fondazione del Tempio della Dea a Glastonbury, dove è possibile onorare quotidianamente con preghiere e meditazioni la Dea, partecipare a celebrazioni e condividere attivamente il modus vivendi di un’intera e viva comunità che si organizza secondo i principi della partnership. Oggi, sul modello del Tempio della Dea di Glastonbury, sono sorti Templi della Dea in tutto il mondo, ad esempio in Inghilterra, America, Australia, Olanda, Ungheria, Svezia, Germania e Spagna, e mentre scriviamo sono in atto progetti di formazione e riconnessione con le proprie radici nel sacro femminile in altri paesi del mondo.